L’artista americano Christian Faur usa i pastelli a cera non per dipingere, bensì come elementi base delle sue opere tridimensionali composte da migliaia di punti colorati
Christian Faur utilizza i colori per simulare la complessità dei pixel nella fotografia digitale e ricreare l’immagine nella realtà utilizzando i pastelli a cera al posto dei pixel. L’idea non è nuova: in Francia già alla fine del 1800 il movimento pittorico del puntinismo si esprimeva attraverso la scomposizione dell’immagine in piccoli punti di colore. Avete presente Georges Seurat? Il principio era semplice e complesso allo stesso tempo:
“Poiché la luce che noi percepiamo è sempre il risultato di una combinazione di colori determinati, questi colori dovevano essere riuniti nella tela non mescolati fra di loro, ma separati e strettamente avvicinati mediante leggeri colpi di pennello: secondo il principio della mescolanza ottica, teorizzata dal fisiologo Heinrich Dove, l’osservatore, posto a una determinata distanza dalla tela dipinta – una distanza variabile a seconda dalla grossezza dei puntini colorati – non vede più separati questi punti colorati, ma li vede fusi in un unico colore, che è la loro risultante ottica impressa sulla retina dell’occhio.”
Pixel art tridimensionale
Partendo da questa idea abbiamo assistito più recentemente anche al fenomeno della Pixel Art.
Ma l’artista newyorkese Christian Faur non si occupa nè di pittura, nè di arte digitale e usa i colori (in senso fisico) come elementi base dei suoi dipinti, aggiungendo anche l’elemento della tridimensionalità.
I pastelli a cera che rappresentano i singoli punti colorati, sono assemblati all’interno di cornici rettangolari e disposti secondo una griglia esagonale per ricreare l’illusione ottica di una fotografia nello spazio. A causa della natura tridimensionale delle sue opere, l’aspetto delle immagini muta a seconda della posizione dell’osservatore e l’immagine scompare completamente se osservata troppo da vicino trasformandosi in una sequenza di colori puri.
Nel 2012 Christian Faur ha esposto le sue opere in una mostra personale dal titolo “Rods and Cones” ovvero “coni e bastoncelli” con un chiaro riferimento ai fotorecettori presenti nella retina umana.
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Ecco come nascono le opere di Christian Faur composte da migliaia di pastelli a cera
La cosa interessante è che Christian Faur inizia decostruendo l’immagine fotografica di partenza nei suoi elementi base: tono, colore, forma e risoluzione. Successivamente crea da solo i suoi pastelli a cera, mescolando i pigmenti tradizionali e fondendoli a mano lui stesso per creare le tonalità necessarie al suo progetto. Le opere di questo originale artista possono essere paesaggi, forme astratte o più frequentemente ritratti, che spesso vengono realizzati in serie, variandone però la palette cromatica per sperimentare diversi effetti e spingere al massimo i limiti della sua tecnica.
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