Gregory Crewdson crea mondi fantastici apparentemente reali ma che hanno solo l’alone della realtà, sconfinando inesorabilmente nella finzione cinematografica
Gregory Crewdson è uno dei più grandi e famosi fotografi americani. Le sue foto rappresentano scene allo stesso tempo bellissime e disturbanti, reali e artificiose che colgono attimi di un mondo imperfetto e scavano nella psicologia dei personaggi rivelandone la solitudine, le ansie e l’ambiguità in un’atmosfera onrica e inquietante.
Gregory Crewdson non è il tipo di fotografo che scatta ciò che vede nel mondo reale. Lui crea il suo mondo, come un set, attraverso un laborioso processo di progettazione e allestimento con l’aiuto di un intero team di professionisti: scenografi, tecnici luce e truccatori.
Ecco perchè le sue foto sono assolutamente potenti, veri e propri film cristallizzati in un’istante.
Non a caso i suoi protagonisti sono spesso attori di Hollywood come Gwyneth Paltrow, Julianne Moore e William H. Macy e il suo linguaggio visivo è stato accostato a quello dei grandi registi americani David Lynch, Alfred Hitchcock o Steven Spielberg.
Le sue foto richiamano alla mente i quadri di Edward Hopper che ha avuto una forte influenza sul linguaggio espressivo del fotografo. I due artisti pur essendo separati dal tempo, sono accumunati dalla stessa ricerca artistica e da uno sguardo intimo nella vita della provincia americana.
“Hopper ha avuto una forte influenza su di me come artista. Venendo da una precisa tradizione americana il lavoro di Hopper tratta l’idea di bellezza, tristezza alienazione e desiderio. La sua arte ha formato i temi essenziali e gli interessi del lavoro di tanti pittori contemporanei, scrittori e soprattutto fotografi e registi.”
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Gregory Crewdson parla della sua idea di fotografia iperrealista
Nelle foto di Gregory Crewdson i luoghi sono reali (la provincia americana), le persone sono reali (spesso veri abitanti del posto) ma ogni singolo elemento è messo in posa e preparato ad arte per incarnare la visione personalissima del fotografo, come in una rappresentazione, in una continua sovrapposizione fra realtà e finzione. Questo grazie soprattutto a un’uso magistrale della luce che trasforma luoghi banali in ambientazioni fantastiche.
Le foto di Gregory Crewdson sono il risultato di una pesante postproduzione digitale in cui diversi scatti vengono assemblati fra loro per ottenere la stessa messa a fuoco su tutte le parti dell’immagine creando così un effetto irrealistico e iperrealistico dove ogni singolo elemento ha una nitidezza assoluta.
Un attimo sospeso ad altissima risoluzione che permette all’osservatore di immaginare e ricostruire una storia, un suo personale film mentale.
“Le mie foto riguardano la ricerca di un momento, un momento perfetto. Per me il momento più potente di tutto il processo è quando tutto si combina alla perfezione e in virtù di quegli istanti la mia vita ha un senso.”
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