Edward Hopper, il pittore della solitudine e dell’attesa

edward hopper nighthawks 1942

Edward Hopper, famoso soprattutto per il suo quadro icona Nighthawks – I Nottambuli – è uno dei più celebri e amati pittori americani del ‘900, il pittore della solitudine, del silenzio e dell’attesa

Edward Hopper è forse il più noto e famoso pittore americano del ‘900 e sicuramente uno dei uno dei più apprezzati. Iniziò la sua carriera come illustratore pubblicitario praticando la pittura e viaggiando molto in Europa fino al  1910: Londra, Berlino, Bruxelles e Parigi dove  assorbì la lezione impressionista. Tornato negli Stati Uniti sviluppò uno stile personale, perfezionando i suoi peculiari giochi di luci e di ombre, la sua passione per la luce e i volumi e il tema centrale della solitudine e dell’attesa.

Come pittore usava diverse tecniche, dall’incisione all’acquerello alla pittura ad olio, e il successo arrivò proprio dopo una mostra di acquerelli nel 1925, quando aveva già 43 anni. Da quel momento Edward Hopper fu considerato uno dei grandi pittori del realismo americano.
Nel 1934 l’artista acquistò una casa a Cape Code, dove passava tutte le estati, suggestionato dal paesaggio marino, con le sue luci taglienti, il mare e i fari, dipinti in moltissime sue tele.

Edward Hopper - Second Story Sunlight (1960)

Edward Hopper – Second Story Sunlight (1960)

Edward Hopper il maestro del realismo ameriano

I quadri di Hopper sono come uno still frame silenzioso che congela in un istante il racconto di una vita.
Nell’arco della sua carriera il pittore americano ha rappresentato il clima di desolazione esistenziale dovuto prima alla grande crisi degli anni ’30 e poi al coinvolgimento degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale. Lui stesso era una persona schiva e meditativa e, rispetto ai suoi soggetti, si poneva come uno spettatore esterno e distaccato, ricreando nelle sue opere la pura osservazione della vita nella città, rappresentando personaggi casuali, anonimi, colti alla sprovvista in un momento qualsiasi.

E’ stato un maestro della pittura realista e, come un guardone per caso, cristallizzava nei suoi quadri istanti rubati alla vita privata della middle class americana, spiata in un bar o attraverso una finestra per rivelarne momenti intimi di grande solitudine. Una solitudine personale ed esistenziale ma anche la solitudine che si prova in una grande città, l’isolamento di un singolo individuo sperduto che non sembra avere nessuna possibilità di interazione col mondo esterno. Dalle tele di Edward Hopper emana una forte combinazione fra il realismo della rappresentazione e il sentimento emotivo che quella scena suscita nel pittore:

“Il mio scopo in pittura è sempre quello di usare la natura come mezzo, per cercare di fissare sulla tela le mie reazioni più intime di fronte al soggetto, così come mi appare quando lo amo di più: quando il mio interesse e il mio modo di vedere riescono a dare unità alle cose.”

Edward Hopper - Morning Sun (1952)

Edward Hopper – Morning Sun (1952)

L’universalità di una “autentica scena americana”

Per tutta la sua vita Edward Hopper ha sempre dichiarato che la sua arte non era una semplice trasposizione della realtà ma piuttosto una sintesi di diversi momenti e impressioni. La sua arte deriva da un mix di ricordi e ispirazione. Hopper intendeva creare una scena tipica, non una scena specifica e a questo scopo fondeva insieme diversi ricordi ed esperienze per ridurli a un comune denominatore. Riteneva che il mondo reale fosse troppo specifico per rendere l’universalità di una autentica scena americana. A proposito di Room in New York per esempio disse:

“L’idea di Room in New York è stata a lungo nella mia mente prima di dipingerla. È stata suggerita da scorci di interni illuminati visti mentre passeggiavo lungo le strade della città di notte, probabilmente vicino al quartiere dove vivo (Washington Square), tuttavia non è una strada o una casa particolare, ma è piuttosto una sintesi di molte impressioni.”

Edward Hopper - Room in New York (1932)

Edward Hopper – Room in New York (1932)

Un’artista che continua ad ispirare in ogni campo dell’arte

L’estetica di questo grande pittore americano ha avuto un’enorme influenza su tutte le arti visive e  ancora oggi Edward Hopper continua a ispirare grandi fotografi come Gregory Crewdson o il regista ausriaco Gustav Deutsch che nel 2014 ha realizzato Shirley: Visions of Reality, un film sperimentale ispirato a 13 dei quadri più famosi di Hopper. Grandi capolavori, considerati classici della pittura del ‘900, che si animano e prendono vita come tableaux vivants.

Ma non solo: anche la letteratura si è lasciata sedurre dalla sua pittura e nel 2017 è uscita la raccolta Ombre. Racconti ispirati ai dipinti di Edward Hopper. Stephen King, Michael Connelly, Jeffrey Deaver, Joe Lansdale, Joyce Carrol Oates e tanti altri, fra i più grandi autori americani, trasformano in racconti 13 quadri di Edward Hopper creando storie avvincenti e immaginando la vita dei personaggi sulla tela.

Ultimamente persino la pubblicità ha voluto omaggiare Edward Hopper – insieme ad altri grandi artisti del passato. Il nuovo spot tv della Lexus NX infatti si conclude proprio con l’inquadratura del bar de “I Nottambuli”, il suo dipinto più rappresentativo!

Alcuni dei quadri più famosi di Edward Hopper

Edward Hopper - Soir Bleu (Sera azzurra), 1914

Edward Hopper – Soir Bleu (Sera azzurra), 1914

Edward Hopper il pittore della solitudine - Automat (1927)

Automat, dipinto da Edward Hopper nel 1927

Edward Hopper - Western Motel (1957)

Edward Hopper – Western Motel (1957)

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